Scusate, ho fatto un rumorino
L’intestino è in movimento continuo, non riposa mai. A lui dobbiamo quei rumori che ogni tanto ci imbarazzano ma che sono fondamentali. Scopriamo perché.
Inutile mentire: ognuno di noi ha la propria collezione di imbarazzi dovuti all’aria nell’intestino. Tuttavia, per quanto ilari o disgustose ci possano sembrare le pernacchie e i sibili dell’apparato digerente, questi sono una via naturale ed importante con cui il nostro corpo elimina i gas di scarto.
I fattori che concorrono alla formazione di aria lungo il tubo digerente sono molti. Mangiare frettolosamente o parlare durante i pasti, fumare o masticare gomme americane, per esempio, ci fanno ingoiare aria. Alcuni alimenti, come le bibite gassate, ci piacciono proprio per le bollicine che vi abbiamo aggiunto. E, naturalmente, lo stesso processo di digestione è responsabile della produzione di grandi quantitativi di gas, soprattutto l’onnipresente anidride carbonica (CO2). Alla nostra attività metabolica va aggiunta anche quella del microbiota intestinale, da cui, per altro, dipende. Più il cibo che arriva ai microrganismi non è digerito bene o contiene sostanze non digeribili, più questi dovranno lavorare e fermentare, e più gas finirà col prodursi. Per questo alimenti come i fagioli, che contengono molti oligosaccaridi non digeribili, incentivano l’emissione di gas.
L’alta concentrazione di vasi sanguigni che c’è nell’intestino fa sì poi che una parte consistente di CO2 prodotta finisca nel sangue e venga espulsa tramite la respirazione. Ma questo sistema, però, funziona solo per l’anidride carbonica, e non per tutta. Ecco allora che l’aria rimanente imbocca l’uscita posteriore, spinta dai movimenti del nostro corpo, da quello dell’intestino o dalle feci.
Mediamente, in un giorno, un adulto arriva da espellere quasi un litro e mezzo di gas, attraverso un numero di episodi che varia tra 11 e 25. Se analizzassimo l’aria emessa, scopriremmo che in gran parte è composta da azoto, ossigeno, anidride carbonica, idrogeno e metano, tutti gas inodori.
Responsabili dei proverbiali cattivi odori, sono invece, componenti volatili minoritarie, risultati della decomposizione delle proteine, quali l’anidride solforosa, l’acido solfidrico o gli acidi grassi tipo quello butirrico. Il primo è associabile all’odore di zolfo, il secondo a quello di uova marce, il terzo al burro rancido.