E se lo stato del nostro microbiota predicesse come staremo in futuro?
Uno studio ha esaminato la connessione tra microbiota intestinale umano e salute e mortalità nei decenni successiviSecoli addietro, gli aruspici studiavano le viscere degli animali, cercandovi indizi dei tempi a venire. A distanza di secoli, una ricerca scientifica ci racconta che, effettivamente, il microbiota intestinale umano potrebbe aver qualcosa da dire sulla salute delle generazioni future.
È uno studio imponente quello che l’Università di Turku e il Finnish Institute for Health and Welfare hanno messo in piedi, confrontando le cartelle cliniche di 7000 pazienti finlandesi con la mappatura genetica estrapolata dai loro campioni di microbiota intestinale.
Grazie alla gigantesca mole di dati raccolti e ad un algoritmo intelligente sviluppato ad hoc per analizzare i dati biomedici dei pazienti coinvolti anche a distanza di due decadi dal prelievo dei campioni, i ricercatori sono riusciti a individuare alcuni ceppi di batteri effettivamente associabili a una durata di vita più breve.
Ma come è possibile che il microbiota dica qualcosa della nostra salute? In realtà, almeno in teoria, il ragionamento è piuttosto intuitivo: il nostro modo di vivere, dalla dieta all’esercizio fisico, influenza la composizione e la quantità di specie di microrganismi presenti nel corpo. Un’elevata percentuale di geni associabili a batteri nefasti è perciò un indizio di uno stile di vita scorretto e, indirettamente, di un maggior rischio di mortalità.
Non solo, un numero di ricerche sempre maggiore sta esaminando il ruolo diretto e indiretto che il microbiota ha nell’insorgere di malattie umane piuttosto diffuse (o gravi), tra cui persino i tumori.
Ecco perché l’ecosistema radicato nelle nostre interiora può dirci qualcosa di utile sulla nostra salute a venire. Perché però possa realmente raccontare qualcosa del nostro futuro, sono necessari moli voluminose di dati e studi a lungo termine, proprio come quello qui descritto.